Fatto a mano: Il diario di un falegname filosofo by Ole Thorstensen

Fatto a mano: Il diario di un falegname filosofo by Ole Thorstensen

autore:Ole Thorstensen
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2017-03-18T16:00:00+00:00


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Weekend di calma e di relax. «Buongiorno, buongiorno.» Il lunedì ci salutiamo tutti, poi io salgo e mi faccio un caffè. Mi sono riposato e non vedo l’ora di ricominciare, prima però un po’ di caffeina, mi guardo intorno, ci penso su. La settimana inizia com’era finita la precedente.

6 metri, 180 chili, l’asse in legno laminato è poggiata sopra la trave di colmo. Va posizionata a 4 metri dal pavimento, sotto le travi del tetto. Mi ha tormentato per tutto il weekend. Può essere stancante, avere qualcosa così che ti frulla per la mente, ma questo fine settimana scalpitavo per tornare al lavoro, ansioso di affrontare la questione, e di avere finalmente Dan con me, mercoledì. Lavorare da soli è noioso, a volte, invece in due, io e Dan appunto, non solo facciamo di più, ma ci divertiamo anche.

Per il momento la trave non è che un enorme, ingombrante pezzo di legno laminato. Diventerà parte integrante della struttura di supporto. Se un giorno qualcuno dovesse rimuoverla, il tetto non sosterrebbe il suo stesso peso, o quello della neve e degli effetti del vento. Si affloscerebbe, o semplicemente crollerebbe.

Sopra vi saranno poggiate otto travi più piccole, su un lato del tetto, ad angolo retto, a un metro di distanza dal colmo. Per renderla più stabile e garantire il massimo sostegno, pratico nelle travi una tacca di 10 centimetri, ovvero un’intagliatura a becco d’uccello, nel punto in cui si incastrerà quella centrale.

Il tetto non è dappertutto uniforme, perciò i punti in cui faccio le tacche sono leggermente sfasati.

Perché le intagliature corrano lungo una linea parallela rispetto alla trave di colmo traccio una linea con il gesso. Per assicurarmi che siano a livello mi servo del misuratore laser. Questo mi obbliga a fare un po’ di volte su e giù per la scala e per l’impalcatura.

Vent’anni fa avrei perso un sacco di tempo prima di riuscire a fare tutto nella maniera giusta, ma ora è un lavoro semplice, purché io rispetti i singoli passaggi. Ognuno dei quali facilita il passaggio successivo.

Anche il «principio della leva», come la terza mano, è un buon amico quando giunge il momento di sollevare la trave. Mi servo di una combinazione dei due, li lascio lavorare insieme.

A uno dei lati della trave drizzo due assi 2x4, e in mezzo alcune 2x8. Ricorda una scala con pochi pioli. La lego alla trave grande, così non può cadere. Faccio un’altra «scala» simile e le metto tutte e due a idonea distanza dal centro della trave. Queste scale non sono, né più né meno, che una variazione della terza mano. La distanza fa sì che il peso della trave da un lato sia controbilanciato dal peso all’altro lato. A questo punto, per muovere con qualche oscillazione la trave verso l’alto, metto in pratica il principio della leva. Prima sollevo un lato e ci fisso una traversa 2x8, servendomi della scala più vicina. Poi faccio lo stesso dall’altro lato. Un po’ qui un po’ lì, senza sprecare troppe energie. La distanza tra



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